Certo, l’indignazione sugli stupri di Palermo e di Caivano è la prima molla. La coscienza deve morderci, scatenare interrogativi, voglia di agire e di ben operare. Diversamente è falsa coscienza. Dura poco, in attesa del prossimo stupro che nel frattempo si consuma tanto nei contesto urbani degradati e soffocati dalle movide o nei contesti dorati frequentati dalle buone famiglie dall’alta borghesia.
È necessario cambiare passo. Sentire dentro che è il tempo di rigenerare noi stessi e la società in cui viviamo, compresi la cultura e la politica.
Siamo a sessant’anni dalla marcia di Martin Luther King con il suo straordinario “I have a dream”. Quel sogno vive ancora. È in cammino con molte tappe da raggiungere nel nostro attuale tempo storico così travagliato e drammatico.
Dobbiamo pertanto rimetterci in gioco, chi più chi meno, ed entrare nella dimensione più feconda, quella progettuale: della visione e del fare, degli obiettivi concreti e della verifica dei risultati, della partecipazione e del lavoro comune.
In un mio post su Facebook ho lanciato alcune proposte di impegno, diverse ampiamente condivise.
Anche nella mia consueta intervista a Radio Voce della Speranza ho espresso il mio pensiero per rispondere alle tantissime sollecitazioni che ho ricevuto in questi giorni.