Questi sono i giorni della Via Crucis estiva di tanti delitti di mafia. Vite spezzate, gioie sottratte, dolori inauditi per i familiari delle vittime…
L’elenco è impressionante.
Solo per stare a questi giorni, il 28 luglio del 1985 Beppe Montana viene colpito mentre era impegnato con professionalità e coraggio contro la cosa nostra che trafficava, riciclava e colludeva.
Il 29 luglio 1983 viene fatto saltare in aria il magistrato che tutti conosciamo Rocco Chinnici, che ha aperto la strada del metodo del pool e delle aggressioni ai patrimoni mafiosi, e con lui Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi.
Il 5 agosto 1989 viene ucciso l’agente scelto Antonino Agostino, che si dedicava con la sua appartenenza anche ai Servizi alla cattura dei più pericolosi latitanti, e con lui la giovane moglie Ida Castelluccio, incinta di due mesi.
Il 6 agosto 1985 il vice questore Ninni Cassarà, che sapeva dove indagare e come colpire Cosa nostra, è crivellato di colpi, insieme all’agente Roberto Antiochia, che lascia le ferie e il trasferimento per stare accanto al suo capo in pericolo.
Il 6 agosto 1980 il Procuratore capo della Repubblica di Palermo Gaetano Costa è freddato vicino casa sua, mentre era senza nessuna protezione, pur essendo molto esposto per avere rotto il clima dell’impunità e firmato da solo un provvedimento di convalida dell’arresto di ben 55 mafiosi.
Cosa nostra ha sempre agito per colpire alle spalle chi serve lo Stato e si batte con rigore contro di essa. Un’organizzazione comunque vigliacca, seppur insidiosa, collusiva, potente e pericolosissima. Combatterla è un dovere, è una necessità, è una responsabilità, è il migliore impegno che dobbiamo a loro, alla libertà e dignità di tutti noi e alla democrazia del nostro Paese.