Bisogna ascoltare i dettagli della tragedia accaduta tra la fine di settembre e i primi di ottobre del 1944. La mattina del 29 settembre, da quattro lati della vallata, iniziarono i rastrellamenti da parte delle truppe nazifasciste di bambini, donne e anziani, che furono ammassati e poi massacrati nei modi più orribili e cruenti, con un accanimento che fa venire i brividi solo a pensarci. Casolare per casolare, abitazione per abitazione, paesino per paesino. Neanche le Chiese e i loro sacerdoti furono risparmiati. Solo dopo si apprese che, fino al 5 ottobre, era stata consumata la più grande strage di civili nell’Europa occidentale occupata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale: ben 770 vite umane innocenti furono spazzate via.
Fu questo il modo spietato, deciso dal feldmaresciallo tedesco Kesselring, di contrastare la lotta di Liberazione dei partigiani italiani che agivano su quelle montagne: una violenza inaudita e una vigliaccheria senza fine.
Sentire le testimonianze dei pochissimi sopravvissuti, conoscere la dinamica dei rastrellamenti e la crudeltà dei massacri ci aiuta ad evitare che la memoria diventi una dimensione astratta, che con il passare degli anni inevitabilmente sbiadisce, si allontana dalla realtà, per trasformarsi in una sorta di opinione generica, che può stare sullo stesso piano di altre opinioni, di solito revisioniste e negazioniste. Anche per questo motivo è importante che siano ripristinati i finanziamenti, drasticamente ridotti dal Governo, per il Sacrario ai Caduti, dove sono raccolte le salme di civili e partigiani, esposte le foto delle vittime, raccontati gli atti di coraggio di chi non volle piegarsi e lottò contro la barbarie.
No, quello di cui invece abbiamo bisogno è coltivare la “memoria concreta” che si radica in profondità dentro i fatti realmente avvenuti, in tutta la loro crudezza, per rigenerare così idee solide e progettualità libere dalla violenza, capaci di dare al cammino dell’umanità un valore sacro e condiviso di amore e fratellanza, soprattutto quando ci troviamo davanti a chi la pensa diversamente o quando ognuno di noi è impegnato con passione ad affermare le proprie idee di società e di convivenza religiosa, civile e politica.
Rechiamoci allora a Marzabotto, inginocchiamoci e preghiamo nel Santo Sacrario, visitiamo il Centro di documentazione: capiremo e sentiremo dentro di noi quel profondo senso di prossimità di cui c’è molto bisogno perché l’umanità in questo momento rischia di essere soffocata e messa in pericolo da guerre e povertà, razzismo e discriminazioni, disuguaglianze e cambiamento climatico, mafie e dipendenze.