IL PROGRAMMA DI GOVERNO DEI LABURISTI INGLESI PRESENTATO AL PARLAMENTO. MOLTE SORPRESE ANCHE PER LA SINISTRA ITALIANA

IL PROGRAMMA DI GOVERNO DEI LABURISTI INGLESI PRESENTATO AL PARLAMENTO. MOLTE SORPRESE ANCHE PER LA SINISTRA ITALIANA

Si è molto discusso sul largo successo elettorale dei Laburisti Inglesi. Letture positive o entusiastiche e altre caute o addirittura critiche si sono susseguite, a seconda delle inclinazioni politiche. Anche nel contesto progressista e di sinistra si è dibattuto sul carattere più o meno radicale o moderato del programma laburista.

Il King’s Speech post-elettorale britannico, la cerimonia di tradizione secolare che coincide con la solenne inaugurazione di una nuova sessione parlamentare, è un evento attesissimo, scandito da liturgie simboliche pressoché immutate nei secoli ma che quest’anno è stato segnato da un grande elemento di novità: il ritorno al potere del Labour con la formalizzazione del primo manifesto di un governo non conservatore dopo 14 anni di dominio Tory.

La lettura del programma annuale d’esordio affidata dal nuovo governo laburista guidato da Keir Starmer con un intervento di re Carlo III, in veste di capo dello Stato, delinea un orizzonte di reale svolta per la politica del regno.

Un nuovo orizzonte tracciato nelle 35 iniziative di legge elencate nel King’s Speech e definite da Starmer come una progettualità di ricostruzione necessaria a togliere il freno politico al Regno, nella direzione di quelle promesse di rilancio della crescita dell’economia e del rinnovamento nazionale in alternativa al “fascino velenoso del populismo” e a chi pretende di offrire “risposte facili che non ci sono”.

Tra le leggi ricomprese nel pacchetto, ovviamente da tempo preannunciato, troviamo la graduale “rinazionalizzazione delle ferrovie” con un ritorno in mano pubblica che segna un’inversione radicale rispetto alle fallimentari privatizzazioni dell’era Thatcher (e non rinnegate dallo stesso laburista Blair), la fine delle esenzioni fiscali alle scuole private, un “new deal per il lavoro” con l’abolizione dei contratti più precari e una legge per il rilancio dell’edilizia popolare.

Sul piano ambientale spiccano l’istituzione di una compagnia pubblica per l’energia verde e un’azione legislativa volta ad accrescere i poteri alle autorità idriche per combattere l’inquinamento.

Per il settore dell’edilizia sono previste misure con obiettivi vincolanti volti ad un vasto piano d’investimenti nelle infrastrutture, con un rafforzamento degli organi di regolazione indipendenti.

Sul fronte dei diritti civili, sempre inscindibili da quelli sociali, oltre alla cancellazione delle ultime vestigia di privilegio aristocratico alla Camera dei Lord (ossia la cancellazione di 100 seggi ereditari residui) spicca l’iniziativa di legge sull’eguaglianza razziale e sulla parità retributiva tra i lavoratori delle minoranze etniche e delle persone disabili. Ad essa si aggiunge la proposta della messa al bando totale delle pratiche o tecniche di conversione in uso per “riparare le persone sbagliate” gay lesbiche e trans.

Se quelle appena elencate sono le proposte di chiara impronta progressista, è innegabile che il pacchetto denoti anche accenti più moderati. In questo senso il governo ribadisce la linea dura sull’immigrazione clandestina (con l’istituzione di un comando ad hoc delle forze di confine dotato di poteri antiterrorismo) senza però cedere a controversi strumenti esterni, come l’ormai sepolto “piano Ruanda” dei governi precedenti.

A conferma dell’approccio più moderato si registrano iniziative legislative sulla sicurezza e il riarmo e la mancata revisione del tetto (imposto dai Tory) sui benefici sociali alle famiglie meno abbienti fino a un massimo di due figli.

Sul fronte europeo il governo ribadisce la volontà di negoziare un reset nelle relazioni con l’Ue, su dossier quali la difesa o alcune barriere commerciali, ma senza rimettere almeno per il momento in discussione la Brexit né l’uscita dal mercato unico o dal circuito della libertà di movimento dei cittadini.

Al contrario si “riaccende” una sorta di devolution interna attraverso un “Consiglio delle Nazioni” del Regno Unito.

La sintesi finale, che può essere da stimolo anche per la sinistra italiana, è la seguente: sul piano sociale, si dà impulso alle politiche di welfare; sul piano economico, si persegue la redistribuzione del reddito, dando un sostegno ai ceti medio bassi; sul piano ambientale e dei diritti civili, si compiono scelte molto nette e radicali. Per quanto riguarda il versante internazionale, emerge una linea piuttosto moderata, per tenere ben salde le alleanze e le strategie di cooperazione euroatlantiche.