Il Congresso del PD è entrato nel vivo.
In molti ci chiediamo se stia avvenendo con il passo della progettualità per ripensare e riprogettare l’identità di una moderna sinistra, le scelte economico-sociali contro le disuguaglianze e la povertà, il modello di Europa per affrontare le sfide tremende della globalizzazione, la vita di partito sotto il profilo organizzativo e della selezione della classe dirigente e delle candidature. Oppure se è prevalsa, ancora una volta, la contesa sulla Segreteria, nella logica della leadership dell’”IO”.
La risposta non è difficile. Il rischio che sia ancora una volta un’occasione mancata, piuttosto che farla diventare un’opportunità di rilancio del Partito “Noi”, c’è tutta.
Naturalmente le sorti del Partito Democratico sono una faccenda tutt’altro che interna e coinvolge anche tutta la democrazia italiana ed europea.
Certo, la cura della malattia è lunga e faticosa. Non tutto si risolverà con il Congresso. C’è bisogno di tempo e di condivisione, di visione e strategie, di passione e lucidità, di partecipazione e responsabilità.
Ma partire con il piede giusto è sempre meglio.
Per chi volesse approfondire, propongo un mio recente articolo per stimolare più attenzione verso la soluzione del “NOI”, progettuale e organizzativo.