Tutti i dati ci sottolineano che la presenza delle mafie al Nord si estende e si capillarizza. L’ultimo rapporto della DIA conferma ulteriormente questa penetrante presenza. Il “negazionismo” o il più sottile “minimalismo” fanno solo danni e lasciano l’economia legale, la società civile e le stesse istituzioni locali sguarnite di tutela rispetto al sistema collusivo delle mafie.
Ad Alpignano, in Piemonte, è in corso da alcuni anni un impegno che va conosciuto e supportato. L’Associazione dei Calabresi, guidata dall’infaticabile Pasquale Lo Tufo, ha rotto gli indugi e, seguita passo passo da Giovanni Impastato, ha avviato un percorso coraggioso e partecipato dalla comunità locale, dal territorio e dalle istituzioni.
Giovanni Impastato è di casa ad Alpignano. Passa diverse giornate a coltivare la memoria del fratello e della mamma e a stimolare un impegno progettuale contro le mafie. Adesso è stato addirittura insignito della cittadinanza onoraria, per cui l’impegno, seppur da Cinisi, si fa ancora più intenso.
In questa bella e laboriosa cittadina posta all’ingresso della meravigliosa e travagliata Val di Susa, si è quindi diffusa una particolare attenzione alla memoria di Peppino e Felicia Impastato. I ragazzi, grazie all’impegno dei loro insegnanti a scuola, ne conoscono la storia nei particolari, i cittadini ne parlano diffusamente.
Pochi giorni fa, l’Associazione ha chiamato a raccolta l’intera comunità locale di Alpignano, con in testa il Sindaco Steven Palmieri, gli assessori e i consiglieri comunali, insieme alla Cgil e alle associazioni di Volontariato, per approfondire altre storie significative di vittime della mafia e stimolare scelte e azioni concrete.
Sono state previste due tappe importanti.
La prima si è svolta in una realtà di ristorazione e di animazione precedentemente caduta nelle mani del boss della ‘ndrangheta Orsini e ora confiscata. In una partecipata assemblea, organizzata presso il Circolo Bonadies, è stata intitolata una sala a Felicia e Peppino Impastato, scoprendo un dipinto realizzato dall’artista Anna Maria Calvi. È stata poi raccontata, proprio dal fratello Pasquale, la storia di Graziella Campagna. Graziella era solo una ragazzina, quando è stata uccisa in Sicilia dalla brutalità di Gerlando Alberti Junior e del killer di fiducia della cosca, Giovanni Sutera. Entrambi passavano la latitanza scorrazzando indisturbati nella provincia di Messina.
Nell’occasione, alla presenza di Gianluca Manca, è stato anticipato che la prossima volta l’attenzione si concentrerà sulla figura di suo fratello Attilio, il giovane urologo eliminato da quella mafia barcellonese che ha protetto per anni la latitanza e le alte collusioni di Bernardo Provenzano.
La seconda tappa è stata particolarmente suggestiva: è stata inaugurata la Scala della Legalità, situata nelle viuzze del centro storico di Alpignano, dedicandola alle vittime di mafia. Ai lati di ogni scalino, infatti, sono state poste delle mattonelle in ceramica, realizzate dal Gruppo pittorico G. Pinzi, su cui sono incisi i nomi di alcune vittime della criminalità organizzata, che d’ora in poi accompagneranno il cammino dei ragazzi delle scuole.
È una scalinata da salire lentamente, per la sofferenza che impregna ogni gradino. Ma è anche bella da guardare, con occhi di speranza, vedendo l’impegno dei ragazzi che si soffermavano sugli scalini dipinti con il tricolore per raccontare in prima persona, con la loro voce, le storie di chi ha dato la propria vita nella lotta alle mafie. Storia di vittime conosciute e di altre purtroppo dimenticate!
La cerimonia si è svolta alla presenza dello stesso Pasquale Campagna e di Paola Caccia, figlia di Bruno Caccia, un magistrato di grande valore che è stato ucciso a Torino dal sistema mafioso collusivo della ‘ndrangheta.
Ho trascorso con gioia e sincera commozione due giorni insieme a questa vogliosa comunità, ai suoi cittadini, ai Sindaci di Alpignano, di Caselette e di Collegno, al consigliere regionale Daniele Valle, Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione, e alla segretaria generale della Camera del Lavoro di Torino Cgil Torino Enrica Valfrè, per costruire percorsi ben radicati di legalità costituzionale e di sviluppo sostenibile socialmente e ambientalmente.
Sono state giornate di memoria e impegno, per fare in modo che boss del calibro degli Ursino possano essere individuati per tempo e rigettati dal corpo vivo della società.