Fratel Biagio, l’emozione che si fa onda
Carissima Silvia,
I funerali di Fratel Biagio ci hanno consegnato un’altra corale emozione, in sintonia con il sentimento popolare, che si è espressa nei lunghi giorni della sua sofferenza.
Sì, la morte di Fratel Biagio ha suscitato un forte scossone emotivo nella comunità palermitana. Un’emozione che è diventata un’onda, che ha attraversato la Sicilia e il Paese intero, suscitando preghiere e meditazioni, oltre a curiosità e interesse intorno a questa figura mistica e sociale, anche in diverse parti del mondo
Un’onda emotiva intrisa di fede, di condivisione, di stima, di ammirazione per il suo stile di vita, per le sue scelte di prossimità a favore dei poveri e diseredati e per la promozione della Pace.
Un’onda sana e non distruttiva, di quelle da cui da bambini ci piaceva essere travolti, che ci facevano gioire con autenticità e semplicità.
Silvia, ti confesso che è un po’ la stessa sensazione che anch’io ho potuto provare tutte le volte che lo incontravo. Sì, avvertivo la sua onda di fede autentica e semplice, gioiosa e coinvolgente entrarmi dentro, toccarmi l’anima, scuotermi il cuore, sollecitare la mente, vibrare il corpo.
Sai, Silvia, le sue mani congiunte su cui era solito chinare il capo erano come ancore di barche sudate di pescatori, che gettava sulla vita del suo interlocutore, mentre i suoi occhi pieni di fervore brillavano come luci capaci di accendere gli occhi dell’altro, per guardare insieme senza veli i drammi e le speranze che ruotavano nella società e su cui dialogavamo con semplicità non priva di profondità.
Come sai, nella storia della Chiesa, soprattutto nei momenti di crisi, fanno spesso capolino i Santi figli del popolo, che aiutano a comprendere meglio la dimensione di fede e quella sequela di prossimità essenziale, “avevo fame, avevo sete..”, che la Chiesa, le altre Comunità religiose e la Comunità civile sono chiamate a imboccare: sequela che ritroviamo nello sconvolgente e attualissimo passo evangelico conosciuto come “Discorso della Montagna”.
Fratel Biagio si è fatto carico dei travagli attuali che l’umanità vive, senza frapporre pretese dottrinali, senza erigere nuove barriere, senza dividere i credenti dai non credenti e i cittadini dagli immigrati, senza marcare confini e rivendicare sovranità.
Con il Suo esempio e con l’opera di “Speranza e Carità”, ha scelto di farsi prossimo verso gli esclusi, i senza voce e rappresentanza, pensando solo alla loro dignità di essere meritevoli di attenzione amorevole, nella tutela dei loro diritti fondamentali.
Ha scelto di solcare con i sandali impolverati le strade dei territori, per portare la croce e annunciare una fede in Dio che ricerca la Pace e il Fraternariato tra gli esseri umani, che vuole che anche l’Ambiente sia amato e non violentato dalle nostre ingordigie personali o dai “peccati sociali ed economici”.
Sempre con il sorriso, sempre pieno di speranza, sempre pronto al dialogo e all’ascolto, anche quando si sottoponeva a digiuni devastanti, negli angoli più rinomati di Palermo o nelle spelonche sperdute sui monti, o quando vedeva chiudersi le porte da quel potere che adesso ne celebra le virtù.
Cara Silvia, speriamo che a riflettori spenti la prossimità di Fratel Biagio, che continua a camminare con la sua Comunità, non sia dispersa, che quella fede apra i cuori delle classi dirigenti.
Così accadrà in tanti giovani, uomini e donne che si lasceranno attraversare dal suo esempio, anche adesso che vive da “Angelo dei Poveri” in quel regno dei Cieli che inizia a prepararsi e muovere i suoi passi anche in questa nostra amata e bistrattata Terra