CONGRESSO  REGIONALE S.I.T.D. CARCERE, TOSSICODIPENDENZA E COMORBILITA’ PSICHIATRICA – CATANZARO 6 MAGGIO 2022

CONGRESSO  REGIONALE S.I.T.D. CARCERE, TOSSICODIPENDENZA E COMORBILITA’ PSICHIATRICA – CATANZARO 6 MAGGIO 2022

Stavolta, insieme alla Società Scientifica della SITD, all’Università di Catanzaro, si è affrontato il tema delle carceri e delle cure soprattutto per la cosiddetta comorbilità psichiatrica.

È un altro scenario drammatico che ha bisogno di attenzione e del potenziamento dei servizi.

A me è stato assegnato il compito di aprire i lavori per delineare gli scenari sul rapporto maledetto tra le Dipendenze, da sostanza e comportamentali, e le diverse “illegalità diffuse”, dallo spaccio alle mafie del narcotraffico.


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Per chi volesse approfondire, pubblico di seguito la relazione completa.

LE DIPENDENZE E LE ILLEGALITÀ DIFFUSE

Catanzaro, 6 maggio 2022

di Giuseppe Lumia

Grazie di cuore per l’invito al Congresso della Calabria della SITD. Grazie di cuore al Magnifico Rettore, il prof. Giovambattista De Sarro, e al dott. Franco Montesano. Un caro saluto ai prestigiosi relatori e ai partecipanti, molti dei quali rivedo con piacere, considerato il cammino di condivisione che sulle sfide delle Dipendenze conduciamo da anni e anni.

Avete scelto un tema delicato e complesso, spesso divisivo e che a volte viene piuttosto semplificato, per essere così facilmente posto alla mercé di strumentalizzazioni di ogni tipo, compreso quello comunicativo ed elettorale.

Le Dipendenze sono invece un problema maledettamente serio che dobbiamo approcciare con cura e progettualità, rimuovendo visioni unilaterali, steccati e pregiudizi, in uno spirito di dialogo rigoroso e competente.

Le Dipendenze e le illegalità: un rapporto antico che continua

Il rapporto delle Dipendenze con le varie illegalità scorre lungo diverse fasi della storia dell’umanità.

Ci riferiamo alle illegalità diffuse rispetto alle norme che regolano il divieto dell’uso di sostanze, su cui ancora oggi dobbiamo registrare un dibattito aperto tra favorevoli e contrari sia alla depenalizzazione dell’uso personale e della relativa coltivazione, sia in relazione al problema più di fondo della legalizzazione, senza riuscire a trovare tuttora una sintesi o una nobile mediazione.

Parliamo delle illegalità diffuse connesse al mondo dello spaccio minuto e capillare, che spesso si lega a sacche di emarginazione e degrado, soprattutto nei difficili contesti urbani purtroppo abbandonati a se stessi, dove manca una iniziativa moderna e avanzata di rigenerazione e socializzazione urbana in grado di prevenire il disagio e prosciugare una manovalanza reperibile facilmente e a basso costo.

Sono le illegalità diffuse dei narcotrafficanti organizzati oramai in vere e proprie mafie e in potentissime lobbies, capaci di condizionare i meccanismi economici e la vita istituzionale di interi Paesi. Una realtà che, come rilevano tutti gli organismi internazionali, cresce anno dopo anno e su cui ancora non si è maturata un’adeguata consapevolezza della portata della loro minaccia per la convivenza civile, per il libero e regolato svolgimento delle attività economiche e finanziarie e per la delicata dinamica politica.

Per quanto riguarda le Dipendenze da sostanze, sappiamo che quelle che già conosciamo da tempo non smettono di caratterizzare una fetta della odierna domanda, mentre le nuove droghe, soprattutto sintetiche, si diffondono a ritmi impressionanti, tanto da renderne difficile la classificazione, visto che abbiamo già superato il migliaio di tipologie.

Stesso ragionamento possiamo fare per le Dipendenze comportamentali. Il gioco d’azzardo, legale e illegale, si diffonde sempre più su piattaforme online, come ha dimostrato la sua crescita esponenziale in particolare nel biennio scorso, caratterizzato dalla fase acuta della Pandemia da Covid-19.

Ritroviamo la medesima condizione nelle nuove Dipendenze tecnologiche, oramai da considerare vere e proprie Dipendenze patologiche, nonostante alcune di esse siano tuttora in corso di valutazione, come la sindrome di Hikikomori.

Lo scenario è in sostanza il seguente: l’“offerta” dell’ampio contesto delle Dipendenze registra un aumento esponenziale, tale da far lievitare la “domanda”, piuttosto che il contrario, come insegnerebbero i classici dell’economia.

Ogni Dipendenza, sia da sostanza sia comportamentale, viene oggi innestata, in una sorta di spirale senza fine, da questo insieme di illegalità diffuse che sono in grado di spingere i consumatori verso l’emarginazione e la rovina, garantendo invece ai fornitori e organizzatori delle Dipendenze ricchezze smisurate e potere crescente.

Le Dipendenze e le illegalità nei vari cicli della globalizzazione

Bisogna tener conto che il contesto della produzione e diffusione delle Dipendenze è quello Globale. La stessa dimensione temporale è quella del “just in time”.

Medesimo percorso si riscontra nei vari sistemi delle illegalità diffuse. Dipendenze e illegalità si legano e innervano i cicli della globalizzazione moderna.

Il Primo Ciclo è stato quello della “Globalizzazione virtuosa”. È stata ritenuta tale per la crescita in particolare dei Paesi emergenti. Questa è stata la fase che possiamo definire più “ingenua”. La Globalizzazione è stata infatti decantata ai quattro venti, si è voluto spingerla al massimo, perché si è pensato che fosse la meta più avanzata della convivenza umana. In effetti, all’inizio ha prodotto un processo liberatorio delle energie e delle potenzialità di diversi Paesi, in particolare dei cosiddetti Paesi BRICS. Si è compreso tardi che le cose non erano del tutto semplici e migliorative. Le Dipendenze e le illegalità diffuse venivano pertanto considerate per lo più un inevitabile effetto collaterale dello sviluppo inedito delle società, avanzate e non.

È seguito rapidamente un Secondo Ciclo, quello della “Globalizzazione Finanziaria”. L’economia reale, quella produttiva, si è fatta travolgere facilmente prima da quella “cartacea” e poi da quella più moderna delle “transazioni elettroniche”. La cosiddetta finanziarizzazione dell’economia ha dominato via via gli scambi, ha determinato nuove gerarchie e spostato i luoghi decisionali del vero potere. Ma anche questo ciclo ha gettato presto la sua maschera, spingendo interessi economici e Paesi sull’orlo del disastro. Nel 2008 la crisi è esplosa con drammatiche conseguenze sociali in termini di diffusione di disuguaglianze e povertà. Le Dipendenze e le illegalità diffuse non sono state più solo un effetto collaterale, ma sono divenute parte integrante di un certo modello di sviluppo.

Adesso siamo dentro il Terzo Ciclo, quello della “Globalizzazione anarchica o cinica”, caratterizzata da un’assenza di regole omogenee e dalla mancanza di soggetti in grado di garantire un’adeguata governance della globalizzazione. Niente controlli, scarsi accordi, diffusione delle mafie e dei riciclaggi. Nel ciclo attuale tutto è lecito: aggredire un Paese come l’Ucraina, sottovalutare il cambiamento climatico, lasciare ai trafficanti di esseri umani la gestione del fenomeno dell’immigrazione. Così le Dipendenze, tanto da sostanze che comportamentali, non trovano nessun ostacolo ed entrano in simbiosi con l’economia e la società, senza avere un bilanciamento adeguato in termini di prevenzione e cura.

È giunto il momento allora di cambiare passo e ripensare e riprogettare una nuova governance della globalizzazione per uno sviluppo sostenibile socialmente e ambientalmente, su cui potere innestare un ragionamento avanzato e senza pregiudizi a proposito dell’uso delle varie Dipendenze e delle terapie per chi ne fa abuso.

Il nuovo contesto istituzionale su cui operare: Stati Uniti d’Europa e ONU

Il contesto istituzionale deve far maturare nuove politiche pubbliche, soprattutto su aspetti delicati e controversi come le Dipendenze. Non può essere pertanto ristretto all’ambito nazionale, superato e incapace di tenere il passo della globalizzazione e foriero di rischiosi conflitti interni ed esterni. L’orizzonte istituzionale della governance deve avere ben altro respiro, almeno continentale.

Nel nostro spazio geopolitico, bisogna guardare alla dimensione europea. Tuttavia, non dobbiamo riferirci all’attuale Europa nel suo ingessato assetto Confederale, che assegna ai singoli Stati il potere reale del governo dell’Unione Europea, con i risultati scoraggianti che conosciamo e che abbiamo sperimentato più volte: nella fallimentare gestione dei processi migratori, durante la Pandemia, con l’incapacità di produrre un vaccino e una politica sanitaria condivisa. Adesso, con la guerra che la Federazione Russa ha aperto contro l’Ucraina, sono venuti fuori tutti i limiti della gestione comune delle politiche energetiche e sulla sicurezza.

Bisogna invece riferirsi ad un’Europa ad assetto Federale, in sostanza agli Stati Uniti d’Europa. Anche le materie delle politiche pubbliche sulle Dipendenze devono quindi trovare un solido ancoraggio in un tale livello istituzionale, per essere condivise e applicate in tutti i Paesi aderenti e per essere efficaci e in grado di orientare le scelte nella più vasta realtà della governance globale.

Stessa riflessione vale per il contrasto alle organizzazioni mafiose, prima fra tutte la ‘ndrangheta, che hanno il controllo del narcotraffico su tutto il territorio europeo. È indispensabile costruire uno spazio giudiziario e investigativo comune per mirare a raggiungere risultati efficaci e costanti.

Per completare il quadro istituzionale, bisogna ripensare e riprogettare pure la funzione dell’ONU, nell’ottica avanzata degli Stati Uniti del Mondo. Oggi, l’ONU ha un tipo di governance interna debole e paralizzata del sistema dei “veti incrociati”. Sulle Dipendenze ha provato più volte a definire protocolli, piani e strategie, ma senza ottenere i risultati sperati.

Ecco perché è necessario riorganizzare il modello decisionale e prevedere per le Dipendenze, come naturalmente per i Diritti Umani, il Cambiamento Climatico, le Disuguaglianze e soprattutto per la Pace, una competenza dotata di rappresentanza e di strumenti di intervento diretto tanto sul lato dell’offerta che su quello della domanda.

Con una struttura operativa diversa dall’ONU, si potrebbero utilizzare le nuove tecnologie per dettare norme quadro sul versante del consumo e delle cure, si potrebbe regolare l’utilizzo trasparente dei social e monitorare con sistemi satellitari avanzati i luoghi di produzione delle sostanze, come pure si potrebbe controllare la commercializzazione che oggi utilizza la rete, ampliando inoltre la sfera di intervento sui Paesi assoggettati ai narcotrafficanti con piani reali e condivisi di riconversione delle colture e con progetti di prevenzione sociale e culturale.

Le politiche pubbliche sulle Dipendenze, tanto sul lato dell’Offerta quanto su quello della Domanda, devono uscire fuori dagli attuali confini locali e diventare di competenza di contesti istituzionali di aree vaste di respiro continentale e mondiale.

Così si può avere un’Agenda che sposti l’asse dell’intervento pubblico e sociale dal “giorno dopo” dell’insorgere delle Dipendenze” al “giorno prima” e possa dare anche al “giorno dopo” una sintonia ed una omogeneità che adesso non ci sono.

Per una moderna progettualità: l’approccio integrato

L’altro punto qualificante di una moderna progettualità capace di spezzare il legame tra Dipendenze e illegalità diffuse e ridurre sia la produzione sia il consumo di sostanze o il diffondersi delle Dipendenze comportamentali è l’approccio “Integrato”. Non esiste, in sostanza, una sola soluzione, una sola strategia, un solo percorso di prevenzione e cura, un solo modello clinico e psicoterapeutico. Vale per il rapporto tra la parte clinica e quella della ricerca, tra sanità e politiche sociali e di reinserimento lavorativo, tra il momento dell’agire territoriale e quello globale, tra le varie professionalità chiamate alla presa in carico dei pazienti e le altre che intervengono nella scuola o negli istituti penitenziari.

È nell’integrazione tra i vari livelli, progettualità e strategie che si possono raggiungere ottimi risultati e verificare oggettivamente il cammino fatto o ancora da compiere.

In Italia, il modello dell’Integrazione ha plasmato la migliore legislazione: ha trovato cittadinanza sia nel DPR 309/90 sia nella legge 45/99 sia in diversi decreti funzionali all’organizzazione della rete dei servizi dei SERD, delle Comunità Terapeutiche, dei Servizi di Prossimità. Anche nel rapporto con il livello penale e di intervento alternativo al classico regime carcerario si è ricorso all’approccio integrato tra diversi attori istituzionali e sociali.

Adesso è il momento per spingere in avanti con l’Alta Integrazione, per cui sono richieste maggiori risorse finanziarie e soprattutto professionali, più autonomia dipartimentale e un salto di qualità nella formazione universitaria con l’istituzione ad esempio della “Specialità delle Dipendenze”.

La legislazione in corso di valutazione parlamentare

Dobbiamo constatare invece che, in questo momento, è in discussione in Parlamento una serie di disegni di legge eccessivamente distanti tra loro, che perciò non consentono di trovare un’adeguata sintesi unitaria.

Alla CAMERA DEI DEPUTATI, presso la Commissione giustizia, sono in corso di esame, a uno stadio più avanzato, 2 disegni di legge.

L’8 settembre 2021 è stato adottato come testo base un testo unificato, che prevede modifiche al Testo unico, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati. In particolare, il testo modifica gli articoli 26 e 73 del Testo unico, così come la maggior parte dei disegni di legge all’esame delle Commissioni riunite 2ª e 12ª del Senato (compreso quello a prima firma del senatore Romeo, che modifica l’articolo 73 e reca l’abrogazione di due commi esattamente come il testo unificato). Gli emendamenti al testo unificato sono stati presentati il 9 marzo 2002. Il relatore è l’onorevole Perantoni.

Al SENATO, attualmente all’ordine del giorno delle Commissioni riunite 2ª (giustizia) e 12ª (sanità) ci sono ben 7 disegni di legge in materia di disciplina degli stupefacenti, in particolare sull’uso personale e sulla coltivazione domestica, nonché sulle misure alternative alla detenzione:

Di questi disegni di legge, 6 modificano vari articoli del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.

In particolare:

– 5 prevedono modifiche all’articolo 73 del Testo unico, in materia di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope;

– 4 prevedono modifiche all’articolo 26 del Testo unico, in materia di coltivazioni e produzioni vietate;

– 2 prevedono modifiche sia all’articolo 26 che all’articolo 73 del Testo unico.

L’unico disegno di legge che non modifica direttamente il Testo unico è il secondo di quelli a prima firma del senatore Pittella che, comunque, interviene su consumo, produzione e commercio della cannabis e dei suoi derivati. A differenza degli altri, questo disegno di legge ha un carattere più generale poiché riguarda anche aspetti come la sicurezza e tutela degli interessi pubblici, il divieto di propaganda pubblicitaria, l’educazione nelle scuole e l’istituzione dell’Agenzia nazionale per la regolamentazione delle sostanze psicoattive e per il sostegno alla ricerca e alla sperimentazione.

Il disegno di legge a prima firma del senatore Romeo modifica anche un articolo del codice penale, uno del codice di procedura penale e uno del codice della strada in senso più punitivo. Questo disegno di legge è stato adottato come testo base da parte dei relatori, la senatrice Parente, presidente della Commissione sanità, e il senatore Ostellari, presidente della Commissione giustizia.

Il quadro che emerge dai lavori parlamentari è in fieri ma ancora non si è di fronte a una decisione chiara e precisa, che tiene conto dei pronunciamenti avanzati dalla giurisprudenza di legittimità in materia, che ha escluso la rilevanza penale della coltivazione domestica di cannabis finalizzata naturalmente a un uso esclusivamente personale. Nello stesso tempo, bisogna sempre ricordare che in questo campo hanno una rilevanza decisiva gli obblighi derivanti dall’ordinamento internazionale, come ha fatto rilevare di recente la Corte costituzionale nel cassare la possibilità di ricorrere allo strumento del referendum quando si incide in modo distonico dagli accordi internazionali su queste materie.

I testi all’esame del Senato:

(231) Nadia GINETTI ed altri. – Disposizioni in materia di impiego farmaceutico e medico della cannabis e legalizzazione della coltivazione, detenzione e consumo personale della stessa e dei suoi derivati

(511) CIAMPOLILLO. – Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione e consumo della cannabis e dei suoi derivati per uso terapeutico

(512) CIAMPOLILLO. – Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione e consumo della cannabis e dei suoi derivati

(937) PITTELLA ed altri. – Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti, di misure alternative alla detenzione e di programmi di riduzione del danno

(1128) ROMEO ed altri. – Modifiche al codice di procedura penale e al testo unico delle leggi in materia di stupefacenti relativamente alla produzione, al traffico o alla detenzione illecita di sostanze di stupefacenti o psicotrope di lieve entità

(2046) AIMI ed altri. – Modifica all’articolo 73 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di innalzamento della pena relativa alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti

(2529) PITTELLA ed altri. – Disposizioni per la tutela della salute, per la regolamentazione del consumo, della produzione e del commercio della cannabis e dei suoi derivati, nonché per la prevenzione e la ricerca in materia di uso di sostanze psicoattive.

I testi all’esame della Camera dei deputati:

(2307) MAGI ed altri. Modifica all’articolo 73 e introduzione dell’articolo 73-bis del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e altre disposizioni in materia di riduzione della pena per la produzione, l’acquisto e la cessione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope nei casi di lieve entità

(2160) MOLINARI ed altri. – Modifiche all’articolo 380 del codice di procedura penale e all’articolo 73 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope nei casi di lieve entità

Il modello portoghese: una opportunità da valutare

Una soluzione che andrebbe meglio analizzata con interesse, perché mette in saggio bilanciamento l’aspetto curativo e quello non strettamente punitivo, è il modello portoghese, che è stato di recente riproposto da una valida operatrice aderente alla SITD, Anna Paola Lacatena, nel libro “La polvere sotto al tappeto. Il discorso pubblico sulle droghe tra evidenze scientifiche e ipocrisie”.

L’autrice, in sostanza, si pone il problema di affrontare la contraddizione tra il numero crescente di consumatori e la difficoltà che si incontra nel definire la liceità delle condotte di uso e il conflitto che spesso si crea con i percorsi di cura. Nel nostro Paese, si è assistito alla depenalizzazione per la condotta di detenzione finalizzata all’uso personale delle sostanze stupefacenti a seguito dell’approvazione del Referendum del 18 aprile del 1993 con il DPR n. 171/93 ma bisognerebbe chiedersi di quale depenalizzazione si tratta se chi è fermato deve comparire dinanzi al Prefetto o ai suoi incaricati (ex art. 75 e art.121 del DPR 309/90).

È necessario, dunque, a prescindere da qualsiasi posizione in merito alla legalizzazione, decriminalizzare e depenalizzare l’uso personale di qualsiasi sostanza, ad oggi considerato illecito con conseguenti sanzioni amministrative.

L’autrice spiega bene che nel 2001 – ben vent’anni fa – il Portogallo ha depenalizzato l’acquisto, il possesso e il consumo di droghe ricreative per uso personale: è ammessa una scorta sino a dieci giorni, ossia circa un grammo di eroina, due di cocaina e venticinque grammi di marijuana o cinque di hashish. Da allora ai consumatori in possesso di sostanze stupefacenti fermati dalle forze dell’ordine viene comminata una multa.

Questa prevede che gli stessi si presentino dinanzi alle CdT Commissoes de dissuasão da toxicodependência (Commissioni per la dissuasione dalla dipendenza dalla droga o Comitati di dissuasione), solitamente costituite da un medico specialista, uno psicologo (o assistente sociale, o sociologo) e da un avvocato. In queste Commissioni non ci sono rappresentanti delle forze dell’ordine, proprio a rimarcare l’intenzione di dare una risposta sociosanitaria, invogliando i fermati a riflettere sulla loro salute e sul benessere positivo a cui vanno così incontro.

Il trattamento consigliato non implica nessun obbligo per il consumatore, sebbene a fronte di situazioni recidivanti scattino sanzioni amministrative, come la sospensione della patente di guida o il divieto all’ingresso e alla frequentazione di aree conosciute per lo spaccio.

L’autrice fa notare che, in base ai risultati ottenuti, si evince un aumento delle spese per la prevenzione e la cura e una sensibile diminuzione di quelle per i processi penali e la detenzione (Hughes, Stevens, 2012). Il numero di morti causate dalla droga è calato notevolmente, insieme al tasso generale di consumo, in particolare tra i giovani (la fascia tra i quindici e i ventiquattro anni).

In estrema sintesi, secondo l’autrice, il tasso di consumo di droga in Portogallo è simile, e in alcuni casi anche inferiore, a quello degli altri Paesi dell’Unione Europea dove non è in atto la depenalizzazione. Se del tutto utopistica appare la scomparsa delle sostanze da qualsivoglia società, la contrazione del numero di detenzioni, del fenomeno dell’emarginazione e della stigmatizzazione del consumatore, l’innalzamento del numero di persone che si rivolgono ai Servizi inducono ad una valutazione positiva dell’esperimento Portogallo.

Pensare a questo modello e all’Italia significa contestualizzare e riprogrammare le politiche pubbliche sin qui usate. Tra l’altro, va ricordato che in Portogallo la decriminalizzazione di tutte le droghe, è bene precisarlo, è nata in un contesto di supporto popolare ad un inquadramento di salute pubblica verso un fenomeno che attraversava tutti gli strati sociali. Ed è stata sostenuta da una intellighenzia politica di spessore come Jorge Sampaio, Presidente della Repubblica (ora membro della Drugs Commission) e dall’allora Primo ministro António Manuel de Oliveira Guterres (attuale Segretario generale dell’ONU).

Sono da prendere in seria considerazione le conclusioni dell’autrice, che propone di adottare lo stesso schema in Italia, perché peraltro il nostro Paese è l’unico al mondo che ha saputo strutturare un approccio multidisciplinare e una rete integrata tra i Servizi per le Dipendenze (Ser.D.) e le strutture del Privato sociale accreditato, nelle Comunità Terapeutiche e nei Servizi di Prossimità.

È una rete che va potenziata e sostenuta adeguatamente, perché è pronta ad affrontare un itinerario avanzato, che può bilanciare una scelta di depenalizzazione e di sostegno alle misure alternative al carcere con una presa in carico di quanti hanno bisogno di cure appropriate.